Non sono considerati parassiti intestinali dal momento che passano solo transitoriamente dal tratto gastrointestinale.
Sono costituiti da un gruppo eterogeno di parassiti come: Toxocara canis (Figura in evidenza), Baylisascaris procyonis, Trichinella spiralis e Ancylostoma brasiliense.
Quest’ultimi infettano carnivori domestici e selvatici, mentre l’uomo rappresenta solo un ospite occasionale in cui non è possibile completare il ciclo vitale.
Al contrario, l’uomo è l’ospite definito per altri nematodi tissutali quali Wuchereria bancrofti, Brugia malayi e Loa loa, che restano nel sottocutaneo per anni per poi liberare le progenie.
Toxocara canis – Parassitologia
Toxocara canis è un grande ascaride intestinale dei canidi come cani, volpi e lupi, esattamente come T. cati interessa i gatti (Tabella 1).
Tabella 1
Caratteristiche generali dei nematodi tissutali
[Fonte: Sherris, Microbiologia medica – sesta edizione]
La femmina del nematode depone circa 200.000 uova che vengono rilasciate all’esterno tramite le feci, maturano nel terreno e diventano infestanti.
Se il cucciolo ingerisce le uova, si liberano le larve che perforano la mucosa intestinale migrando verso il fegato e i polmoni, dove vengono liberate tramite espettorato.
Nel cane adulto, al contrario, la maggior parte delle larve percorre i capillari polmonari per poi incistarsi nei tessuti per anni.
Durante la gravidanza, i cambiamenti ormonali, stimolano la riattivazione delle larve che
vengono trasmesse al feto tramite la placenta o, nei primi giorni di vita, tramite il latte.
Madri e cuccioli iniziano così a disseminare attraverso le feci un gran numero di uova che maturano, successivamente, nel terreno.
Toxocariasi
La toxocariasi (Figura 1) è una zoonosi causata dall’invasione intestinale da parte di nematodi del genere Toxocara.
A seguito dell’ingestione delle uova, si liberano numerose larve che si introducono nei capillari polmonari e nel sistema circolatorio.
Molto raramente penetrano negli alveoli e passano, in seguito, nel tratto intestinale.
Di fatto possono essere interessati tutti gli organi del corpo, ma vi è una predilezione per il sistema nervoso centrale (SNC), per gli occhi, per il fegato e il cuore.
Il parassita, invadendo i tessuti, può provocare necrosi, spleno- ed epatomegalia, rash cutanei, deficit neurologici e convulsioni, ma anche emorragie e granulomi a carattere eosinofilo.
Nei soggetti adulti raramente vi è interessamento sistemico, tuttavia, si osservano frequenti casi di larva migrans morta all’interno degli occhi. Questo provoca endoftalmite granulomatosa che viene spesso confusa con il tumore oculare retinoblastoma.
Figura 1
Ciclo vitale di T. canis che include cani, coyote, volpi e lupi.
[Fonte: Ma et al., 2018]
Epidemiologia
T. canis è un parassita cosmopolita che rappresenta un grande pericolo nei giardini pubblici, nei parco giochi, nei vialetti e nelle aiuole. Infatti, circa il 10-30% dei campioni di suolo prelevati da lì risultano essere contaminati da uova del parassita.
Su 50.000 cani analizzati negli USA, circa l’80% dei cuccioli le presentava nelle feci, così come più del 20% di quelli adulti.
Diagnosi
I primi cenni di infezione possono essere associati a leucocitosi eosinofila, ad elevati livelli di IgE e ad un elevato titolo anticorpale verso gli antigeni ematici ABO.
Il metodo diagnostico per eccellenza prevede la ricerca delle uova nelle feci associata ad una biopsia che confermi la presenza nel nematode a livello epatico.
Altre tipologie di test diagnostici possono riguardare la ricerca di antigeni larvali, e tra questi abbiamo i test enzimatici e il western blot.
Trattamento teraputico
Tenere sotto controllo la risposta immunitaria eccessiva è la cosa fondamentale, anche se la malattia è autolimitante con termine massimo di 6 mesi senza re-infezione.
Per lenire i sintomi si può somministrare prednisone, oppure farmaci corticosteroidei e antielmintici come il tiabendazolo o mebendazolo.
La profilassi (Figura 2) comprende la sverminazione dei cani dalla terza settimana di vita, ripetuta ogni tre mesi per un anno, e la loro corretta gestione nelle aree pubbliche.
Figura 2
Fattori di rischio e determinanti epidemiologici di toxocariasi.
[Fonte: Ma et al. 2018]